La Guida Completa per Creare Un Sito Professionale In 10 Minuti

Perché Creare Un Tuo Sito e Come Fare

Quando inizi a lavorare come freelance hai due scelte: puoi vederti come un impiegato in cerca di lavoro, o puoi pensarti come un imprenditore in cerca di clienti. In Italia spesso la parola imprenditore ha una connotazione negativa: pensiamo agli imprenditori che sfruttano il lavoro dei bambini in Cina e diventano ricchi e avidi. Non deve essere per forza così. Il web ha aperto il mondo dell’imprenditorialità a chiunque, un’imprenditorialità che potrebbe risollevare le sorti del nostro paese. Chiunque può diventare imprenditore online, oppure avere un business offline e promuoverlo con un sito.

Quando inizi a lavorare come freelance diventi di fatto un piccolo imprenditore. Certo la tua azienda è piccola (ci sei solo tu all’inizio) ma la struttura è la stessa delle grandi imprese: hai un servizio da offrire, sai che questo servizio potrebbe risolvere i problemi di alcune persone, cerchi di raggiungere queste persone e di farle diventare tuoi clienti.

Qualche anno fa l’unico modo per promuovere i propri servizi era tramite pubblicità su giornali e radio. Oggi non deve essere così per forza. Non c’è bisogno di investire grossi capitali in pubblicità per convincere le persone ad ascoltare quello che hai da dire: si può andare là dove i tuoi potenziali clienti sono già, ovvero dove cercano le risposte ai loro problemi. Se sei in grado di offrire risposte ai loro problemi, li avrai già conquistati.

Da che parte si inizia? Pensa a quello che fai tu quando cerchi risposte a un tuo problema. Cosa fai? Chiedi ad amici e parenti, anni fa forse saresti andato in biblioteca a prendere qualche libro, vai da un esperto a pagamento. Oppure vai in rete e cominci a cercare. E se trovi qualcuno che ti sa aiutare offrendoti una soluzione molto probabilmente comprerai quella soluzione.

Se anche tu vuoi essere parte di questo processo come una persona che offre servizi (e quindi soluzioni ai tuoi clienti) occorre che tu sia lì dove i tuoi clienti vanno: online, con un tuo sito web.

Ecco perchè ho deciso di creare questa guida: per insegnare a tutti come creare un sito web. Alcuni pensano che debba costare migliaia di euro. Non è così. Forse farò arrabbiare alcune agenzie digitali, facendogli perdere alcuni clienti. C’est la vie. Non possiamo sempre far contenti tutti. Tieni presente però che quello che ti insegno in questo libro ti permette di creare un sito abbastanza semplice. Se vuoi un sito molto elaborato, devi ancora rivolgerti ad un’agenzia o un programmatore esperto.

La soddisfazione di creare il tuo primo sito è enorme e non vedo l’ora di poterla condividere con te mostrandoti come fare. Per prima cosa però devi però essere consapevole che sarai l’unico responsabile del tuo sito, e devi avere voglia di prenderti questa responsabilità anche se non sei un programmatore. É difficile, non voglio mentirti dicendo che è una passeggiata. È difficile ma fattibile se ci metti impegno e determinazione.

Secondo punto: ci sono tanti prodotti che ti offrono siti gratuiti: Yola, Weebly, Wix, Blogger, Tumbler solo per nominarne qualcuno. Vanno bene per iniziare. Questi servizi però non ti permettono di avere pieno controllo sul tuo sito. Spesso inoltre devi avere il loro nome nel tuo dominio, per esempio Chiara.yolasite.com (il mio primo sito in effetti era con Yola).

Lascio a te di scoprire questi servizi ai quali non sono molto interessata. Quello che ti insegno oggi ti permette di creare un sito ospitato da un server privato dove avrai un tuo dominio privato e gestirai il contenuto tramite WordPress, il più famoso Content Management System (ovvero un sistema per gestire il contenuto di un sito senza dover scrivere il codice HTML)

Il servizio di hosting e il sito per comprare temi WordPress che ti suggerisco qui sono quelli che uso per i miei siti. Li consiglio perchè li conosco, e li conosco perchè li uso. Non consiglierei qualcosa che non ho prima sperimentato io stessa. Ti stai chiedendo cos’è un servizio di hosting e cos’è un tema WordPress? Continua a leggere.

Gestire Un Blog In Inglese Se L’Inglese Non è la tua Lingua

Quando la lingua frena la tua creatività

Da un anno scrivo sul mio blog, translatorthoughts.com. L’ho creato pochi mesi dopo essermi trasferita in Inghilterra, e mi è sembrato ovvio crearlo in inglese. Avere un blog è faticoso. Ma siccome era il mio primo blog, pensavo che la fatica derivasse dall’avere un blog in sè, non tanto dal fatto che stessi scrivendo in inglese. Invece dopo un anno ho creato il mio secondo blog, stavolta in italiano, e ho notato la differenza. Avere un blog è difficile. Scrivere in una lingua che non è la tua lo rende ancora più difficile. Non posso spiegare il senso di leggerezza che ho provato quando ho scritto il mio primo articolo in italiano. Mi sentivo a casa. Sapevo se quello che avevo scritto era corretto o meno, se suonava fluente o meno. E ho percepito la differenza.better-writer-graphic

Non ho mai pensato a me stessa come straniera. Nel senso che per la mia visione del mondo siamo tutti stranieri e tutti a casa nostra allo stesso tempo. Eppure questa cosa di scrivere in una lingua diversa dalla mia lingua madre mi ha fatto sentire straniera. Per mesi mi ha fatto dubitare delle mie capacità, e ha fatto vacillare la mia autostima. Diverse volte mi è capitato di ricevere commenti che sottolineavano i miei errori, gente che mi diceva che il mio inglese non era buono. Per me, che sono stata cresciuta con l’idea di dover sempre essere brava a scuola, brava nei compiti e nello studio, è stato umiliante. Certo, in Italia il mio inglese è considerato molto buono, ma non in Inghilterra, non sul web inglese, dove il 90% di chi scrive è di madrelingua inglese. “Facile per te” mi viene da dire ai mille blogger statunitensi che scrivono di come fare soldi online. Per scrivere un articolo ci mettono 20 minuti, lo pubblicano ed è fatta. Fanno soldi vendendo infoprodotti o ebook che hanno scritto alla fermata dell’autobus, fanno podcasts e video con estrema facilità. Che invidia….

Per un anno ho pagato un proofreader che mi correggesse i miei articoli. Non tanto, una cosa tipo 5-6 sterline per un articolo di 1000 parole. Ma dopo 50 articoli…insomma, solo per dire che il mio blog mi è costato più di quanto mi abbia fatto guadagnare, almeno all’inizio. Le persone che fanno sembrare tutto facile sono ingenue o stanno mentendo. Avere un blog richiede lavoro e soldi. Avere un blog in una lingua che non è la tua è 10 volte più faticoso (e a volte costoso)

Stasera stavo cercando qualche spunto sull’argomento, e ho trovato questo articolo di Mauro D’Andrea sul suo blog www.blog-growth.com, che mi è piaciuto molto. Lui è italiano e scrive in inglese. Mi ha rincuorato e fatto sentire meno sola. Mi ha anche fatto venire in mente il meraviglioso blog di Edyta Zabieska, al quale sono iscritta da qualche mese. Non è italiana, ma vive in Italia e ha deciso di scrivere in italiano sul suo blog. Ricordo che a volte leggendo le sue mail ho notato qualche piccolo errore. Tuttavia, sapevo che dietro ogni mail c’era un lavoro doppio rispetto a quanto ci avrebbe dovuto mettere un italiano, e il piccolo errore non sminuiva la cura che si percepiva in ogni mail. Molti non riescono a capirlo, ma io lo so perchè mi trovo nella sua stessa situazione. Apprezzo di più le sue mail rispetto a quelle di altri marketer italiani che, pur scrivendo nella loro lingua madre, fanno un saaaacco di errori. Quando ricevo le loro email e mi rendo conto che non hanno neanche riletto quello che hanno scritto, il valore di un post scritto da una persona straniera in italiano corretto acquista ancora più valore.

Scrivere in inglese per me è ancora dura. Non riesco a modellare il testo e plasmarlo secondo la mia sensibilità. Normalmente amo scrivere in modo elaborato, ma in inglese non posso. Amo scrivere in modo metaforico e usando immagini, figure retoriche, dando spessore alla lingua. Scrivere per me è meraviglioso. Ma se scrivi in una lingua che non è la tua, non riesci a dirigerla dove vuoi. Quindi spesso ho la sensazione che i miei tesi inglesi non trasmettano niente.

Eppure, per chi come me lavora con il web, l’inglese è una scelta che ha anche molti vantaggi. Secondo Wikipedia in italia sono 35 milioni le persone che usano internet; se scrivi in inglese credo che tu possa raggiungere 2 o 3 miliardi di persone. Insomma, qualunque sia lo scopo del tuo blog, se scrivi in inglese hai accesso a un pubblico molto più vasto. Ciò vuol dire che se il tuo blog è una fonte di guadagno, puoi guadagnare di più scrivendo in inglese. Se il tuo blog non è monetizzato e scrivi per il semplice piacere di scrivere o pubblicare foto dei tuoi gatti, anche in quel caso se scrivi in inglese avrai un pubblico molto più ampio.

Detto ciò, avere un blog è fantastico e se vuoi scriverlo in inglese ci sono diversi modi per migliorare la lingua:

  1. leggere di più. Leggi libri in inglese, leggi altri blog in inglese, leggi il giornale o altri siti web. Quando leggi fai caso alla struttura oltre che al contenuto. Nota come è costruita la frase, nota la posizione di nomi, verbi e avverbi. Il problema che abbiamo più di frequente noi italiani è che usiamo la stessa struttura italiana per costruire le frasi inglesi. Non funziona.
  2. Vivi all’estero per un po’. In Inghilterra l’economia funziona molto meglio, ci sono molte più opportunità di lavoro, c’è un ambiente molto più stimolante, meno tasse e più vantaggi. Inoltre essere immersi in una lingua e ascoltarla quotidianamente aiuta tantissimo. Il mio consiglio? Parti ora.
  3. Parla con inglesi e copia. Come impariamo a parlare da bambini? Copiamo dagli adulti. Ecco, bisogna fare la stessa cosa, ascoltare e copiare, leggere e copiare. Imparare per imitazione è molto più efficace che imparare sui libri.
  4. Scrivere, scrivere di più, scrivere ancora, e ancora scrivere. Certo, non è il sogno di tutti. Deve piacere. Ma se ti piace scrivere nella tua lingua madre allora fai di tutto per trasmettere quel piacere anche ad altre lingue. Non può che aumentare.

Ci sarà sempre una sensazione di estraneità nello scrivere in una lingua che non ci appartiene. Ma possiamo possiamo prenderla come una sfida e imparare a superare questa sensazione. Superare i nostri limiti è una delle sfide più difficili della nostra vita, ma è anche quello che ci fa evolvere in persone migliori.

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