Vivere con arte

Metti arte in ogni cosa che fai

Ci sono tanti modi di fare le cose. Ci sono tanti modi di fare business. Ci sono tanti modi di vivere e di essere felici.

Il mio preferito è fare le cose che faccio con arte. Tutto, dalle grandi alle piccole cose. Andare in bici, cucinare, muoversi, fare business, creare un sito, parlare, amare.Flowers

Tutto può essere fatto con arte. E acquista immediatamente un altro valore, sia per gli altri che per noi mentre lo facciamo. Come si fa? Secondo me è molto semplice: basta mettere la nostra totale attenzione in ciò che facciamo. Anche la meditazione lo insegna: mettere la nostra totale attenzione in quello che facciamo ci fa essere più lucidi, più presenti a noi stessi, e tutto acquista una bellezza che prima non aveva. Non occorre stare seduti nella posizione del loto per ore. Basta mettere la nostra totale attenzione in qualsiasi cosa stiamo facendo.

Pensavo a questo oggi mentre andavo in bici. Si può andare in bici con noncuranza o con arte. Ed è diverso. Si prova un gusto diverso, perchè facendo le cose con arte assapori ogni momento e gli dai valore.

La stessa cosa vale per il business. Si può fare business con rabbia o artisticamente. Si può fare marketing con arroganza o con arte. Si può scrivere per obbligo o per arte.

Curare quello che facciamo lo fa apparire più bello. Gli dà dignità e valore. Lo fa diventare un modello, perchè chi fa le cose con arte non segue il vecchio, crea il nuovo.

Colline Emiliane

 

Vuoi leggere qualcosa sul vivere con arte? Inizia da qui:

L’arte di parlare in pubblico – Dale Carnegie

L’Arte di Essere Felici – Seneca

The art of innovation – Tom Kelley

The art of Manliness

Troppe Idee

Sindrome da troppe idee. C’è una cura?

Negli ultimi mesi sono stata assalita dalla sindrome delle troppe idee. Sarà il fatto di vivere in Inghilterra, dove tutto sembra così facile, sarà il fatto di avere un compagno che è un vulcano di idee, o sarà che quando apri la mente vedi opportunità che gli occhi non vedono, e le vedi ovunque.

Ogni giorno ho un’idea nuova. Un nuovo sito, un nuovo progetto, un nuovo startup. In Inghilterra aprire un’azienda richiede 5 minuti. Si fa online: si registra il nome, ci si registra all’ufficio delle tasse, e in poche ore hai la tua azienda autorizzata a fare business. Il primo anno quasi non si pagano tasse. Non si deve aprire partita IVA fino alle 75000 sterline di fatturato. Le idee possono diventare concrete in poche ore. Ecco da dove nasce la sindrome da troppe idee: dal fatto che questo paese ti rende facile assecondarle. Non è meraviglioso?

Idee, idee da tutte le parti. Benché sembri assurdo lamentarsi per le troppe idee (quasi come lamentarsi di avere troppi soldi) il rischio c’è ed è reale: farsi prendere dal vortice delle idee e non concentrarsi su nessuna.

Realizzare un progetto richiede anima e sangue. Riuscire a portare un progetto al successo è un’impresa ardua che richiede impegno e concentrazione. Non si può realizzare se la nostra mente si deve concentrare su 10 progetti diversi. Eppure a volte non se ne vorrebbe abbandonare nessuno, c’è quasi un moto d’affetto come se fossero amici nostri.

Nel mondo del business ci sono due modelli di aziende: quelle che fanno un prodotto e quelli che costruiscono un brand “ombrello” sotto il quale stanno tanti prodotti. Dropbox è un’azienda che fa una cosa sola, un solo software (ho trovato questo articolo che lo spiega bene). Virgin invece soffre secondo me della sindrome da troppe idee: musica, palestre, viaggi, banche, aerei…fanno un po’ di tutto. Il segreto è che Virgin è fatta di migliaia di persone, e ognuna si concentra su una cosa. Sarebbe impossibile se Richard Branson volesse fare tutto da solo. Ma questo è quello che facciamo noi (me inclusa) quando vogliamo portare avanti troppi progetti. E poi ci stupiamo che nessuno abbia successo e diciamo: erano cattive idee. No, spesso era poca concentrazione. O sindrome da troppe idee.

 

Della vita sulla bicicletta

La bici mi insegna

Bologna

Ho spesso questa tendenza a prendere oggetti della vita quotidiana, vedere come funzionano e trarne lezioni di vita. Una specie di mania compulsiva. Oggi tocca alla bici.

Mi piace tantissimo andare in bici.

Quando vivevo a Bologna, la mia città natale, era proprio fantastico girare per le strade del centro con la mia bici: andare ovunque, senza divieti, anche dove le macchine non possono andare. E poi Bologna dalla bici è ancora più bella.

 

Siviglia

Poi ho vissuto un annetto a Siviglia, una città dove le bici hanno priorità sulle macchine, hanno strade preferenziali e soprattutto, sono (semi) gratis, disponibili in punti di raccolta sparsi in tutta la città. Già, per chi non lo sapesse, Siviglia ha creato un fantastico sistema di bike sharing che funziona davvero.

La bellezza di girare in bici in una città dove c’è sempre il sole e non piove mai…inspiegabile. Pedalare lungo il fiume, nelle stradine del centro, nei parchi, è una fonte di gioia infinita.

Ma cosa ti dà la bici in più dell’andare a piedi o dell’andare in macchina?

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Questo: la bici ha la giusta andatura per godersi le cose.

Ma c’è un altra similitudine che mi affascina tra la vita e l’andare in bici. Quando vai in bici, usi lo sforzo dei tuoi muscoli in modo intelligente. La tua fatica non è buttata al vento, ma ottimizzata dalla catena e dai pedali.Come nella vita, se vai troppo lento ti annoi, se vai troppo veloce non godi delle cose belle intorno a te. Per questo la bici è per me la metafora della giusta andatura.

Quando cammini, la fatica che fai equivale alla distanza che percorri. Insomma, non ti viene regalato niente. Con la bici invece la stessa fatica ti permette di percorrere una distanza dieci volte maggiore. La bici mi insegna a trovare il modo di ottimizzare i miei sforzi. Mi insegna che per ottenere di più non occorre lavorare di più ma lavorare in modo più intelligente.

Cosa occorre per essere felice

Che tipo di felicità

Essere felici è lo scopo della nostra vita. Almeno così ci hanno insegnato.

Ma cosa significa davvero essere felici? Significa avere sempre il sorriso sulle labbra? Significa fare solo quello che ci rende felici? Cosa succede se devo fare cose faticose, per esempio lavorare per tante ore per raggiungere i miei obiettivi: sono felice anche in quei momenti?

Spesso dubbiosa sul valore di questa felicità, ho

iniziato a vedere una differenza tra realizzazione e felicità.

“Realizzazione” è un’idea molto diversa da “felicità”. Io le definisco così:

Felicità: sentirsi felici nel momento presente, per quello che siamo o per quello che facciamo.

Realizzazione: essere felici per quello che si è raggiunto nel lungo termine, anche se ha comportato momenti di non felicità, fatica e sacrificio.

Ho pensato che “realizzazione” fosse un obiettivo molto più solido.

Se il mio obiettivo è essere felice, posso stare un pomeriggio sul divano a guardarmi un film mangiando una torta al cioccolato invece che andare in palestra. Posso decidere di alzarmi tardi la mattina perché mi rende incredibilmente felice dormire invece che alzarmi presto. Posso decidere di non lavorare perché mi rende più felice prendere la macchina e fare un giro. Il problema con questo tipo di felicità è che è molto breve, e se è l’unico tipo che conosciamo dobbiamo continuare a ripetere queste azioni altrimenti non siamo più felici. Inoltre, questa felicità non mi permette di costruire obiettivi a lungo termine che richiedono sforzo e sacrificio, perché sforzo e sacrificio sono l’opposto di felicità. I campioni sportivi non sono sempre felici, almeno dopo la decima ora di allenamento quotidiana, quando sono stanchi ed esausti. Se fondassero le loro scelte su questo tipo di soddisfazione, al primo segno di fatica lascerebbero il campo, perché li rende sicuramente più felici farsi una birra con gli amici che allenarsi fino allo sfinimento al freddo e alla pioggia.

Invece la realizzazione è molto diversa: è la sensazione di aver lavorato sodo per ottenere qualcosa. Una volta raggiunta, questa sensazione è solida e irremovibile. Se ho raggiunto qualcosa, l’ho raggiunto, punto. Ora è mio per sempre, non solo per qualche istante. Che ci sia il sole o la pioggia, continuo a sentirmi realizzata, che sia sul divano o al lavoro o in palestra o per strada continuo a sentirmi realizzata. Che sia di buon umore o di cattivo umore, continuo nel profondo a sentirmi realizzata. Ora, porsi come obiettivo di vita la realizzazione lunga invece che la felicità mi dà la forza di fare cose faticose che sul momento mi rendono infelice. Ma mi va bene farle perché punto a qualcosa di molto più importante. Sono come un pescatore che lascia perdere i pesci piccoli perché vuole un pesce molto più grosso.

La differenza quindi è questa:

  • cercare la felicità ti fa abbandonare obiettivi a lungo termine per ricercare una soddisfazione nel presente.
  • cercare la realizzazione ti dà la forza di fare cose difficili e faticose nel momento presente per ricercare una soddisfazione duratura.

Così ho iniziato a puntare alla realizzazione invece che alla felicità. Questo mi dà la forza di affrontare momenti di non felicità, come lavorare per lunghe ore sui miei progetti anche se sono stanca, studiare costantemente anche se a volte è frustrante accorgersi di non sapere, fare errori e sentirmi stupida. So che questa momentanea infelicità o “discomfort” è la strada che mi porta alla realizzazione, e so che una volta raggiunta, mi sentirò felice ogni volta che mi guardo indietro e vedo la strada che ho fatto.

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