Perchè AdSense Non Ti Farà Mai Diventare Ricco

Quando decidi di monetizzare un blog e inizi a fare un po’ di ricerca sui possibili modi di farlo troverai tanti consigli di gente che si proclama esperta in questo campo. E la prima cosa che suggeriscono tutti è AdSense. Ma è davvero il modo migliore e più veloce di monetizzare un blog? Vediamo…

Cos’è AdSense?

AdSense è il programma di Google che va di pari passo con AdWord. Con Adword le aziende pagano Google per mostrare i loro annunci pubblicitari. Con AdSense Google paga i possessori di blog per mostrare questi banner. Se ti registri con AdSense diventi “publisher di Google” ed entri a far parte di un network di blog e siti web che si rendono disponibili per mostrare pubblicità. Puoi mettere a disposizione uno, due o più spazi sul tuo blog. Puoi decidere le dimensioni del banner, e quando vuoi mostrarli (per esempio puoi disattivarli per un periodo se lo desideri).

Registrarsi su AdSense è gratuito, e questo è il motivo principale per cui viene consigliato per partire: non ci sono rischi. D’altro lato, basso rischio di solito significa anche basso guadagno, e purtroppo AdSense non ti farà diventare milionario in una notte. La domanda successiva infatti è: quanto posso guadagnare con AdSense?

Quanto posso guadagnare con AdSense?

Quanto si può veramente guadagnare con AdSense? Se trovi qualcuno online che dice di aver fatto i milioni con AdSense, sta mentendo spudoratamente. Gli unici siti che fanno veramente soldi con AdSense sono quelli che hanno migliaia di visite al giorno. Non mille o duemila visite, intendo molte migliaia.

Ho installato AdSense sul mio blog TranslatorThoughts e questo è quello che ho guadagnato in 4 mesi:

Guadagnare con AdSense

Sì esatto, 3,34 £ in 4 mesi. Certo, il mio sito non riceve migliaia di visite, e inoltre nel corso di questi 4 mesi ho spesso interrotto il programma per fare degli esperimenti. Ricorda inoltre che non sono tanto le visite che contano quanto i clic. AdSense è un programma “Pay Per Click” o PPC. Come dice la parola, vieni pagato per ogni clic. In alto puoi vedere i dati: 25 clic mi hanno fatto guadagnare 3,34 £, con un guadagno medio di 0,14 £. In realtà il guadagno di ogni clic è diverso, e dipende da un complicato calcolo che fa Google per decidere quanto far pagare l’advertiser (ovvero la persona che paga Google per fare pubblicità). A volte un clic viene pagato 60 cent, a volte 5 cent, a volte 1 cent.

Che tipo di annuncio comparirà sul mio blog?

Ci sono due gruppi di annunci: testo e banner (o display ads). Quando crei un nuovo annuncio puoi scegliere tu se mostrare annunci pubblicitari con testo, con immagini o entrambe le opzioni:

Display_o_testo

 

 

Gli annunci di testo vanno bene se vuoi integrare l’annuncio nel corpo degli articoli, cioè inserirli negli articoli stessi. In questo modo l’annuncio si mischia al testo è il risultato è…ok, non bellissimo, ma accettabile.

I banner invece sono pure immagini:

Banner

 

AdSense sì, AdSense no

A questo punto la domanda finale: inizio ad usare AdSense o no? La mia risposta è: se hai un blog che non stai monetizzando in nessun altro modo, inizia con AdSense. Ma non tanto per il guadagno in sè (che appunto, non supererà i pochi euro). Registrati su AdSense per provare l’emozione del tuo primo guadagno online. Guadagnare su internet è fantastico. C’è tantissimo da imparare, molta informazione e molta confusione. Per guadagnare online dovrai usare un po’ di creatività e sperimentare molto, quindi prima parti meglio è. Se parti con AdSense ottieni un vantaggio immediato: hai fatto il primo passo in quella direzione. Quando accedi al tuo account e vedi quei pochi centesimi che non c’erano la sera prima senti un brivido e ti dici: “ma allora è possibile!” e vorrai sperimentare di più. Dopo pochi mesi probabilmente ti stancherai di AdSense e lo toglierai dal tuo blog. Ma avrai imparato una lezione importante: guadagnare su internet non è facile, ma è possibile. Ora continua a sperimentare fino a che non trovi ciò che più si adatta al tuo blog. Detto ciò, tieni presente che un blog non è la struttura migliore per guadagnare: nasce per comunicare in modo gratuito, quindi se durante il tuo percorso vorrai costruire un vero business online dovrai integrare il tuo blog con altre strutture (un forum, una community, un sito di e-commerce o altro) o creare un altro tipo di piattaforma.

La Guida Completa per Creare Un Sito Professionale In 10 Minuti

Perché Creare Un Tuo Sito e Come Fare

Quando inizi a lavorare come freelance hai due scelte: puoi vederti come un impiegato in cerca di lavoro, o puoi pensarti come un imprenditore in cerca di clienti. In Italia spesso la parola imprenditore ha una connotazione negativa: pensiamo agli imprenditori che sfruttano il lavoro dei bambini in Cina e diventano ricchi e avidi. Non deve essere per forza così. Il web ha aperto il mondo dell’imprenditorialità a chiunque, un’imprenditorialità che potrebbe risollevare le sorti del nostro paese. Chiunque può diventare imprenditore online, oppure avere un business offline e promuoverlo con un sito.

Quando inizi a lavorare come freelance diventi di fatto un piccolo imprenditore. Certo la tua azienda è piccola (ci sei solo tu all’inizio) ma la struttura è la stessa delle grandi imprese: hai un servizio da offrire, sai che questo servizio potrebbe risolvere i problemi di alcune persone, cerchi di raggiungere queste persone e di farle diventare tuoi clienti.

Qualche anno fa l’unico modo per promuovere i propri servizi era tramite pubblicità su giornali e radio. Oggi non deve essere così per forza. Non c’è bisogno di investire grossi capitali in pubblicità per convincere le persone ad ascoltare quello che hai da dire: si può andare là dove i tuoi potenziali clienti sono già, ovvero dove cercano le risposte ai loro problemi. Se sei in grado di offrire risposte ai loro problemi, li avrai già conquistati.

Da che parte si inizia? Pensa a quello che fai tu quando cerchi risposte a un tuo problema. Cosa fai? Chiedi ad amici e parenti, anni fa forse saresti andato in biblioteca a prendere qualche libro, vai da un esperto a pagamento. Oppure vai in rete e cominci a cercare. E se trovi qualcuno che ti sa aiutare offrendoti una soluzione molto probabilmente comprerai quella soluzione.

Se anche tu vuoi essere parte di questo processo come una persona che offre servizi (e quindi soluzioni ai tuoi clienti) occorre che tu sia lì dove i tuoi clienti vanno: online, con un tuo sito web.

Ecco perchè ho deciso di creare questa guida: per insegnare a tutti come creare un sito web. Alcuni pensano che debba costare migliaia di euro. Non è così. Forse farò arrabbiare alcune agenzie digitali, facendogli perdere alcuni clienti. C’est la vie. Non possiamo sempre far contenti tutti. Tieni presente però che quello che ti insegno in questo libro ti permette di creare un sito abbastanza semplice. Se vuoi un sito molto elaborato, devi ancora rivolgerti ad un’agenzia o un programmatore esperto.

La soddisfazione di creare il tuo primo sito è enorme e non vedo l’ora di poterla condividere con te mostrandoti come fare. Per prima cosa però devi però essere consapevole che sarai l’unico responsabile del tuo sito, e devi avere voglia di prenderti questa responsabilità anche se non sei un programmatore. É difficile, non voglio mentirti dicendo che è una passeggiata. È difficile ma fattibile se ci metti impegno e determinazione.

Secondo punto: ci sono tanti prodotti che ti offrono siti gratuiti: Yola, Weebly, Wix, Blogger, Tumbler solo per nominarne qualcuno. Vanno bene per iniziare. Questi servizi però non ti permettono di avere pieno controllo sul tuo sito. Spesso inoltre devi avere il loro nome nel tuo dominio, per esempio Chiara.yolasite.com (il mio primo sito in effetti era con Yola).

Lascio a te di scoprire questi servizi ai quali non sono molto interessata. Quello che ti insegno oggi ti permette di creare un sito ospitato da un server privato dove avrai un tuo dominio privato e gestirai il contenuto tramite WordPress, il più famoso Content Management System (ovvero un sistema per gestire il contenuto di un sito senza dover scrivere il codice HTML)

Il servizio di hosting e il sito per comprare temi WordPress che ti suggerisco qui sono quelli che uso per i miei siti. Li consiglio perchè li conosco, e li conosco perchè li uso. Non consiglierei qualcosa che non ho prima sperimentato io stessa. Ti stai chiedendo cos’è un servizio di hosting e cos’è un tema WordPress? Continua a leggere.

Guadagnare Online. Un tabù?

Vita da blogger e guadagno online.

Si lo ammetto, mi piace il termine blogger, mi piace il suono, come bolla, o ballare, bloggare. Bello anche lo stile di vita che esprime. Essere una blogger è fantastico, soprattutto quando essere blogger passa dall’essere un hobby a essere qualcosa di più serio. Sempre più persone vivono con il blogging, nel senso che è la loro primaria fonte di guadagno. Secondo me è bello anche scrivere per pura passione. Ma vi garantisco che diventa fantastico quando puoi fare tutte e due le cose: seguire la tua passione e guadagnare.

Trovo che spesso ci sia un’idea negativa di chi fa soldi online. Come che fosse un peccato mortale ricevere delle commissioni da link di affiliazione. Ma io dico: se compri un libro, lo paghi no? Se compri un abbonamento a Sky, lo paghi no? La fantastica TV italiana non la paghi, ma la pubblicità te la guardi, quindi qualcun’altro paga, no?

Noi blogger creiamo un sacco di contenuto di qualità, gratuito, spesso non mettiamo neanche la pubblicità sui nostri blog (su questo ad esempio non credo la metterò mai) e lo facciamo perchè ci piace scrivere e siamo appassionati di quello di cui scriviamo. Molto spesso siamo anche più esperti di alcuni consulenti che si fanno pagare, perchè noi blogger stiamo tutto il tempo online a studiare, mentre i consulenti che si ritengono esperti credono di non dover studiare più niente. In generale, siamo tutti felici di farlo. Ma non vedo niente di male nel finanziare il nostro blog in qualche modo. Negli Stati Uniti c’è un atteggiamento molto più tranquillo nei confronti dei blogger o di chi fa marketing online, anche se in realtà ci sono alcuni che ancora sparano molte critiche. Si sa che mantenere un sito costa e in qualche modo lo si deve finanziare. Ora, c’è chi per fare soldi online ti venderebbe anche suo fratello e chi invece lo fa in modo corretto. Suggerisce prodotti buoni, che ha provato, e che risolvono problemi reali o danno risposte in 2 secondi risparmiando ore di ricerche online. Uno dei personaggi più famosi che fa business online è Patt Flynn, che seguo e ammiro molto. Fa soldi online in vari modi, ma sempre in modo molto trasparente. Ti dice: “questo link è un link di affiliazione, se vuoi comprare il prodotto puoi anche andare direttamente sulla loro pagina ma se lo compri tramite questo link mi fai ricevere una commissione. Se lo farai, ti ringrazio in anticipo”. E tutti a dire: “ecco, i prodotti che mi suggerisce lo fanno guadagnare, per forza li suggerisce. Il suo parere non è obiettivo…”

C’è differenza. La RAI, quando ti spara la sua pubblicità, non sceglie solo i prodotti migliori. Pubblicizza la FIAT, poi la Mercedes, poi la Toyota, poi la Renault, poi la BMW e insomma hai capito. Non gli interessa quale di questi prodotti sia il migliore, gli interessa che ci guadagna.

Un blogger è diverso (quelli seri e corretti). Se un blogger è serio e corretto fa pubblicità solo a prodotti che usa e ha provato. Di solito ne evidenzia anche gli aspetti negativi, per essere ancora più trasparente. Ti dà il suo parere, ti spiega come usarli, crea dei video tutorial, insomma ti da un valore aggiunto che non avresti andando direttamente sul sito dell’azienda. Mi sembra giusto ricompensarli in qualche modo. Dalle mie parti si dice: non puoi avere la botte piena e la moglie ubriaca. Ovvero, non puoi avere un prodotto completamente gratuito senza pubblicità, e non puoi avere un prodotto senza pubblicità completamente gratuito. Se non vuoi pagare tu, ci deve essere qualcun’altro che paga, uno sponsor o un finanziatore. Ma i soldi da qualche parte devono arrivare. I soldi, per chi fa business, sono importanti. Solo in Italia continuiamo a pensare che i soldi siano il male puro. La mia visione da ex-antropologa è che per quanto nessuno più si dichiari cattolico, il cattolicesimo ci è entrato nelle vene e il detto biblico “è più facile che un cammello passi per la cruna di un ago che un ricco entri nel regno dei cieli” ci ha fatto fatto pensare che il denaro sia il diavolo. Non per niente, i paesi cattolici sono quelli con un’economia in rovina, mentre i paesi protestanti (Germania col luteranesimo, Inghilterra e Stati Uniti col calvinismo) hanno più rispetto di chi si dà da fare e si rende utile alla società creando business, imprese, lavoro e benessere per il paese.

Guadagnare online non è sbagliato, essere intraprendenti e imprenditori fa avanzare un paese e la sua economia. Tante aziende americane che oggi valgono milioni sono nate come blog. Mashable, Tech Crunch, Life Hacker…sono blog che si sono trasformati in aziende, e oggi creano lavoro, soldi e benessere.

Spero prima o poi anche anche l’Italia riesca a passare per questa benedetta cruna dell’ago.

Creare i propri pensieri

“Hai il potere di guarire la tua vita, e devi esserne consapevole. Spesso pensiamo di non avere nessun potere, ma non è così. Abbiamo il potere delle nostre menti. Abbiamo sempre il potere delle nostre menti. Rivendica e usa questo potere con consapevolezza.”

Louise Hay

Louise Hay è una delle mie autrici preferite. Il primo libro che ho letto è stato “You can heal your life”, tradotto con Puoi guarire la tua vita. L’ho trovato per caso mentre curiosavo nella libreria di un amico, tanti anni fa. Dopo averne sfogliato poche pagine, gliel’ho chiesto in prestito, sono andata a casa e mi sono immersa nella lettura. Qualcosa mi diceva che quel libro sarebbe stato importante.

Il libro parla di come guarire le ferite della nostra vita, imparare ad amarci, creare la nostra vita e i nostri pensieri.

Credo che tutti noi abbiamo qualcosa da guarire nella nostra vita. A volte possiamo andare avanti anni senza sentire il bisogno di affrontare e curare ciò che va curato, a volte invece è un bisogno pressante. E quando il bisogno si fa importante cominciamo, inconsciamente, a cercare. E così troviamo risposte.

Così è stato per me. Era giunto il momento di iniziare a cercare risposte. Come per magia, mi è capitato per le mani questo libro. Ed è stato l’inizio di un viaggio.

Non è mai lo strumento che provoca il cambiamento. Lo strumento è solo un mezzo. Siamo noi la chiave del cambiamento. Siamo noi che decidiamo, a un certo punto, di cambiare e di prenderci la responsabilità della nostra vita e della nostra felicità. Essere felici e avere una vita bella non capita per caso, lo dobbiamo costruire prendendoci la responsabilità del nostro destino.

Troppo spesso diamo la colpa a fattori esterni se le cose vanno male o siamo infelici. Quando qualcosa va storto potremmo ritrovarci a dire “Non è colpa mia, è stato lui, è stata lei, è il tempo, è la condizione storica, è l’economia, è il destino…”

Questa è la condizione da cui partiamo tutti. Una condizione di non consapevolezza. Crediamo che la nostra felicità dipenda dal bel tempo, dall’avere un lavoro, dall’avere fortuna, dall’avere buone occasioni, dall’avere relazioni soddisfacenti. Invece è proprio il contrario: è la nostra volontà di essere felici che ci fa apprezzare qualunque condizione climatica, che ci fa creare occasioni lavorative, che ci fa trovare buone occasioni, che ci fa creare relazioni soddisfacenti. La nostra volontà crea il nostro destino, non viceversa.

Ma io non lo sapevo, e come me non lo sanno tanti altri. Quando ho aperto le pagine di questo libro e ho letto:

“Ogni pensiero che pensiamo crea il nostro futuro” sul momento mi sono arrabbiata. Ho detto a me stessa che non sono io a creare i miei pensieri, che sono loro a entrare nella mia testa. Quando ho letto “Tu sei l’unica persona a pensare nella tua mente. Tu sei il potere e l’autorità nel tuo mondo” ho detto no, non è così per me. Ci sono altri che parlano nella mia mente. Genitori, maestri, professori, commenti negativi che si ripetono, parole che mi hanno ferita, persone che in passato mi hanno detto che non ero abbastanza brava…tutti questi pensieri a volte entrano nella mia mente e mi fanno dubitare di me stessa. Quindi non sono l’unica a pensare nella mia mente. C’è il mio passato a pensare per me.

Ho continuato a leggere, e nonostante la rabbia che provavo nel leggere alcune frasi, ho terminato il libro. Ho iniziato a fare meditazione tutte le mattine, ad ascoltare il mio respiro e concentrarmi nel momento presente, ad osservare i miei pensieri negativi senza identificarmi con essi. Dopo questo libro ne sono arrivati tanti altri, come per caso entravano nella mia vita tramite suggerimenti di amici o perchè il libro che stavo leggendo li citava. Dopo “Puoi guarire la tua vita
è stato la volta de “La via dell’artista. Come ascoltare e far crescere l’artista che è in noi“. Poi del libro di Lise Bourbeau “Le cinque ferite e come guarirle” e della nuova medicina germanica Le 5 Leggi Biologiche e la Nuova Medicina del Dr. Hamer.

Come dicevo prima, i libri non sono la risposta, sono le domande giuste. Sono le domande giuste che ci fanno cercare la risposta nella giusta direzione. Come disse il mio istruttore di guida “Ovunque tu diriga gli occhi guiderai, inconsciamente, anche la macchina, quindi guarda dove vuoi arrivare e inconsciamente guiderai la tua macchina là”.

Prima di iniziare il mio percorso di consapevolezza mi facevo domande del tipo “Perchè non sono felice? Perchè capitano tutte a me? Perchè sono così timida? Perchè non ottengo quello che voglio? Perchè non so capire cosa voglio?”

Stavo dirigendo il mio sguardo verso i problemi, e inconsciamente portavo la mia vita verso altri problemi. Inoltre questo ti porta facilmente a rispondere con risposte a tono, per esempio “perchè te lo meriti, perchè sei stupida, perchè non vali niente” e così via.

Quando iniziamo a porci domande diverse, otteniamo risposte diverse. Questo è stato ciò che il libro di Louise Hay ha fatto per me: mi ha fatto iniziare a pormi le domande giuste. Per esempio “Come posso essere autrice della mia vita invece che spettatrice? Come posso creare la mia felicità invece che aspettare che mi capiti addosso? Come posso far sì che i pensieri nella mia mente non guidino le mie azioni, soprattutto se sono pensieri negativi?”

Questo tipo di domande orientano alla soluzione. Obbligano la nostra mente a trovare un “come fare per”.

Possiamo fare questo solo quando accettiamo che i nostri pensieri creano la nostra vita, e che quindi dobbiamo indirizzarli dove vogliamo noi. Allora possiamo iniziare a porre attenzione ai pensieri, mentre prima ci identificavamo semplicemente con essi. Possiamo capire che non siamo i nostri pensieri, noi siamo creature che hanno pensieri, e possiamo semplicemente fare attenzione a questa differenza, notare che stiamo pensando pensieri negativi invece che fluire con essi.

Osservare i nostri pensieri ci permette di distanziarci da essi e nello stesso tempo di acquisire più consapevolezza di noi stessi e del nostro corpo nel momento presente. Quando siamo presenti a noi stessi, rilassati o in meditazione possiamo allora sostituire i pensieri distruttivi con pensieri creativi. Tutto qua. Questa è la chiave. Per quanto possa sembrare semplice questo processo richiede mesi e anni di pratica. Eppure, ogni viaggio inizia con un passo.

Gestire Un Blog In Inglese Se L’Inglese Non è la tua Lingua

Quando la lingua frena la tua creatività

Da un anno scrivo sul mio blog, translatorthoughts.com. L’ho creato pochi mesi dopo essermi trasferita in Inghilterra, e mi è sembrato ovvio crearlo in inglese. Avere un blog è faticoso. Ma siccome era il mio primo blog, pensavo che la fatica derivasse dall’avere un blog in sè, non tanto dal fatto che stessi scrivendo in inglese. Invece dopo un anno ho creato il mio secondo blog, stavolta in italiano, e ho notato la differenza. Avere un blog è difficile. Scrivere in una lingua che non è la tua lo rende ancora più difficile. Non posso spiegare il senso di leggerezza che ho provato quando ho scritto il mio primo articolo in italiano. Mi sentivo a casa. Sapevo se quello che avevo scritto era corretto o meno, se suonava fluente o meno. E ho percepito la differenza.better-writer-graphic

Non ho mai pensato a me stessa come straniera. Nel senso che per la mia visione del mondo siamo tutti stranieri e tutti a casa nostra allo stesso tempo. Eppure questa cosa di scrivere in una lingua diversa dalla mia lingua madre mi ha fatto sentire straniera. Per mesi mi ha fatto dubitare delle mie capacità, e ha fatto vacillare la mia autostima. Diverse volte mi è capitato di ricevere commenti che sottolineavano i miei errori, gente che mi diceva che il mio inglese non era buono. Per me, che sono stata cresciuta con l’idea di dover sempre essere brava a scuola, brava nei compiti e nello studio, è stato umiliante. Certo, in Italia il mio inglese è considerato molto buono, ma non in Inghilterra, non sul web inglese, dove il 90% di chi scrive è di madrelingua inglese. “Facile per te” mi viene da dire ai mille blogger statunitensi che scrivono di come fare soldi online. Per scrivere un articolo ci mettono 20 minuti, lo pubblicano ed è fatta. Fanno soldi vendendo infoprodotti o ebook che hanno scritto alla fermata dell’autobus, fanno podcasts e video con estrema facilità. Che invidia….

Per un anno ho pagato un proofreader che mi correggesse i miei articoli. Non tanto, una cosa tipo 5-6 sterline per un articolo di 1000 parole. Ma dopo 50 articoli…insomma, solo per dire che il mio blog mi è costato più di quanto mi abbia fatto guadagnare, almeno all’inizio. Le persone che fanno sembrare tutto facile sono ingenue o stanno mentendo. Avere un blog richiede lavoro e soldi. Avere un blog in una lingua che non è la tua è 10 volte più faticoso (e a volte costoso)

Stasera stavo cercando qualche spunto sull’argomento, e ho trovato questo articolo di Mauro D’Andrea sul suo blog www.blog-growth.com, che mi è piaciuto molto. Lui è italiano e scrive in inglese. Mi ha rincuorato e fatto sentire meno sola. Mi ha anche fatto venire in mente il meraviglioso blog di Edyta Zabieska, al quale sono iscritta da qualche mese. Non è italiana, ma vive in Italia e ha deciso di scrivere in italiano sul suo blog. Ricordo che a volte leggendo le sue mail ho notato qualche piccolo errore. Tuttavia, sapevo che dietro ogni mail c’era un lavoro doppio rispetto a quanto ci avrebbe dovuto mettere un italiano, e il piccolo errore non sminuiva la cura che si percepiva in ogni mail. Molti non riescono a capirlo, ma io lo so perchè mi trovo nella sua stessa situazione. Apprezzo di più le sue mail rispetto a quelle di altri marketer italiani che, pur scrivendo nella loro lingua madre, fanno un saaaacco di errori. Quando ricevo le loro email e mi rendo conto che non hanno neanche riletto quello che hanno scritto, il valore di un post scritto da una persona straniera in italiano corretto acquista ancora più valore.

Scrivere in inglese per me è ancora dura. Non riesco a modellare il testo e plasmarlo secondo la mia sensibilità. Normalmente amo scrivere in modo elaborato, ma in inglese non posso. Amo scrivere in modo metaforico e usando immagini, figure retoriche, dando spessore alla lingua. Scrivere per me è meraviglioso. Ma se scrivi in una lingua che non è la tua, non riesci a dirigerla dove vuoi. Quindi spesso ho la sensazione che i miei tesi inglesi non trasmettano niente.

Eppure, per chi come me lavora con il web, l’inglese è una scelta che ha anche molti vantaggi. Secondo Wikipedia in italia sono 35 milioni le persone che usano internet; se scrivi in inglese credo che tu possa raggiungere 2 o 3 miliardi di persone. Insomma, qualunque sia lo scopo del tuo blog, se scrivi in inglese hai accesso a un pubblico molto più vasto. Ciò vuol dire che se il tuo blog è una fonte di guadagno, puoi guadagnare di più scrivendo in inglese. Se il tuo blog non è monetizzato e scrivi per il semplice piacere di scrivere o pubblicare foto dei tuoi gatti, anche in quel caso se scrivi in inglese avrai un pubblico molto più ampio.

Detto ciò, avere un blog è fantastico e se vuoi scriverlo in inglese ci sono diversi modi per migliorare la lingua:

  1. leggere di più. Leggi libri in inglese, leggi altri blog in inglese, leggi il giornale o altri siti web. Quando leggi fai caso alla struttura oltre che al contenuto. Nota come è costruita la frase, nota la posizione di nomi, verbi e avverbi. Il problema che abbiamo più di frequente noi italiani è che usiamo la stessa struttura italiana per costruire le frasi inglesi. Non funziona.
  2. Vivi all’estero per un po’. In Inghilterra l’economia funziona molto meglio, ci sono molte più opportunità di lavoro, c’è un ambiente molto più stimolante, meno tasse e più vantaggi. Inoltre essere immersi in una lingua e ascoltarla quotidianamente aiuta tantissimo. Il mio consiglio? Parti ora.
  3. Parla con inglesi e copia. Come impariamo a parlare da bambini? Copiamo dagli adulti. Ecco, bisogna fare la stessa cosa, ascoltare e copiare, leggere e copiare. Imparare per imitazione è molto più efficace che imparare sui libri.
  4. Scrivere, scrivere di più, scrivere ancora, e ancora scrivere. Certo, non è il sogno di tutti. Deve piacere. Ma se ti piace scrivere nella tua lingua madre allora fai di tutto per trasmettere quel piacere anche ad altre lingue. Non può che aumentare.

Ci sarà sempre una sensazione di estraneità nello scrivere in una lingua che non ci appartiene. Ma possiamo possiamo prenderla come una sfida e imparare a superare questa sensazione. Superare i nostri limiti è una delle sfide più difficili della nostra vita, ma è anche quello che ci fa evolvere in persone migliori.

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