Gestire Un Blog In Inglese Se L’Inglese Non è la tua Lingua
Quando la lingua frena la tua creatività
Da un anno scrivo sul mio blog, translatorthoughts.com. L’ho creato pochi mesi dopo essermi trasferita in Inghilterra, e mi è sembrato ovvio crearlo in inglese. Avere un blog è faticoso. Ma siccome era il mio primo blog, pensavo che la fatica derivasse dall’avere un blog in sè, non tanto dal fatto che stessi scrivendo in inglese. Invece dopo un anno ho creato il mio secondo blog, stavolta in italiano, e ho notato la differenza. Avere un blog è difficile. Scrivere in una lingua che non è la tua lo rende ancora più difficile. Non posso spiegare il senso di leggerezza che ho provato quando ho scritto il mio primo articolo in italiano. Mi sentivo a casa. Sapevo se quello che avevo scritto era corretto o meno, se suonava fluente o meno. E ho percepito la differenza.
Non ho mai pensato a me stessa come straniera. Nel senso che per la mia visione del mondo siamo tutti stranieri e tutti a casa nostra allo stesso tempo. Eppure questa cosa di scrivere in una lingua diversa dalla mia lingua madre mi ha fatto sentire straniera. Per mesi mi ha fatto dubitare delle mie capacità, e ha fatto vacillare la mia autostima. Diverse volte mi è capitato di ricevere commenti che sottolineavano i miei errori, gente che mi diceva che il mio inglese non era buono. Per me, che sono stata cresciuta con l’idea di dover sempre essere brava a scuola, brava nei compiti e nello studio, è stato umiliante. Certo, in Italia il mio inglese è considerato molto buono, ma non in Inghilterra, non sul web inglese, dove il 90% di chi scrive è di madrelingua inglese. “Facile per te” mi viene da dire ai mille blogger statunitensi che scrivono di come fare soldi online. Per scrivere un articolo ci mettono 20 minuti, lo pubblicano ed è fatta. Fanno soldi vendendo infoprodotti o ebook che hanno scritto alla fermata dell’autobus, fanno podcasts e video con estrema facilità. Che invidia….
Per un anno ho pagato un proofreader che mi correggesse i miei articoli. Non tanto, una cosa tipo 5-6 sterline per un articolo di 1000 parole. Ma dopo 50 articoli…insomma, solo per dire che il mio blog mi è costato più di quanto mi abbia fatto guadagnare, almeno all’inizio. Le persone che fanno sembrare tutto facile sono ingenue o stanno mentendo. Avere un blog richiede lavoro e soldi. Avere un blog in una lingua che non è la tua è 10 volte più faticoso (e a volte costoso)
Stasera stavo cercando qualche spunto sull’argomento, e ho trovato questo articolo di Mauro D’Andrea sul suo blog www.blog-growth.com, che mi è piaciuto molto. Lui è italiano e scrive in inglese. Mi ha rincuorato e fatto sentire meno sola. Mi ha anche fatto venire in mente il meraviglioso blog di Edyta Zabieska, al quale sono iscritta da qualche mese. Non è italiana, ma vive in Italia e ha deciso di scrivere in italiano sul suo blog. Ricordo che a volte leggendo le sue mail ho notato qualche piccolo errore. Tuttavia, sapevo che dietro ogni mail c’era un lavoro doppio rispetto a quanto ci avrebbe dovuto mettere un italiano, e il piccolo errore non sminuiva la cura che si percepiva in ogni mail. Molti non riescono a capirlo, ma io lo so perchè mi trovo nella sua stessa situazione. Apprezzo di più le sue mail rispetto a quelle di altri marketer italiani che, pur scrivendo nella loro lingua madre, fanno un saaaacco di errori. Quando ricevo le loro email e mi rendo conto che non hanno neanche riletto quello che hanno scritto, il valore di un post scritto da una persona straniera in italiano corretto acquista ancora più valore.
Scrivere in inglese per me è ancora dura. Non riesco a modellare il testo e plasmarlo secondo la mia sensibilità. Normalmente amo scrivere in modo elaborato, ma in inglese non posso. Amo scrivere in modo metaforico e usando immagini, figure retoriche, dando spessore alla lingua. Scrivere per me è meraviglioso. Ma se scrivi in una lingua che non è la tua, non riesci a dirigerla dove vuoi. Quindi spesso ho la sensazione che i miei tesi inglesi non trasmettano niente.
Eppure, per chi come me lavora con il web, l’inglese è una scelta che ha anche molti vantaggi. Secondo Wikipedia in italia sono 35 milioni le persone che usano internet; se scrivi in inglese credo che tu possa raggiungere 2 o 3 miliardi di persone. Insomma, qualunque sia lo scopo del tuo blog, se scrivi in inglese hai accesso a un pubblico molto più vasto. Ciò vuol dire che se il tuo blog è una fonte di guadagno, puoi guadagnare di più scrivendo in inglese. Se il tuo blog non è monetizzato e scrivi per il semplice piacere di scrivere o pubblicare foto dei tuoi gatti, anche in quel caso se scrivi in inglese avrai un pubblico molto più ampio.
Detto ciò, avere un blog è fantastico e se vuoi scriverlo in inglese ci sono diversi modi per migliorare la lingua:
- leggere di più. Leggi libri in inglese, leggi altri blog in inglese, leggi il giornale o altri siti web. Quando leggi fai caso alla struttura oltre che al contenuto. Nota come è costruita la frase, nota la posizione di nomi, verbi e avverbi. Il problema che abbiamo più di frequente noi italiani è che usiamo la stessa struttura italiana per costruire le frasi inglesi. Non funziona.
- Vivi all’estero per un po’. In Inghilterra l’economia funziona molto meglio, ci sono molte più opportunità di lavoro, c’è un ambiente molto più stimolante, meno tasse e più vantaggi. Inoltre essere immersi in una lingua e ascoltarla quotidianamente aiuta tantissimo. Il mio consiglio? Parti ora.
- Parla con inglesi e copia. Come impariamo a parlare da bambini? Copiamo dagli adulti. Ecco, bisogna fare la stessa cosa, ascoltare e copiare, leggere e copiare. Imparare per imitazione è molto più efficace che imparare sui libri.
- Scrivere, scrivere di più, scrivere ancora, e ancora scrivere. Certo, non è il sogno di tutti. Deve piacere. Ma se ti piace scrivere nella tua lingua madre allora fai di tutto per trasmettere quel piacere anche ad altre lingue. Non può che aumentare.
Ci sarà sempre una sensazione di estraneità nello scrivere in una lingua che non ci appartiene. Ma possiamo possiamo prenderla come una sfida e imparare a superare questa sensazione. Superare i nostri limiti è una delle sfide più difficili della nostra vita, ma è anche quello che ci fa evolvere in persone migliori.
Ciao Chiara! Grazie per i link e per avermi menzionato ;)
Bell’articolo, mi è piaciuto, mi sono rispecchiato molto in quello che ha scritto.
Una cosa che aggiungerei è che gli errori avverranno sempre in una seconda lingua, ma abbiamo il potere di far passare le persone sopra ad essi. Quando offri idee ad impatto, contenuti di alto valore e/o una forte carica emotiva, gli errori diventano quasi invisibili, le persone li ignorano.
Grazie ancora!
Ciao Mauro! Figurati, grazie a te del post che mi ha ispirato :) Davvero, non sai come ti capisco con questa cosa di scrivere in inglese. Una volta ho ricevuto una mail di una tipa che diceva così: “I was really worried by the low quality of the English on the site, in spite of all the positives. Unfortunately, these and other mistakes mean that I wouldn’t share your interview with my friends”.
Lo so, faremo sempre alcuni piccoli errori, e sul web a volte c’è poca pietà. Quindi l’ho preso come stimolo a migliorare e a scrivere ancora di più, assumere un proofreader e fargli correggere tutte le cose che scrivevo. Per questo ora che scrivo in italiano mi sembra così facile e divertente! Comunque, complimenti ancora per il tuo blog e il doppio dei complimenti per essere uno dei pochi italiani che ha un blog in inglese! A presto
Ho trovato questo articolo cercando consigli su quale lingua utilizzare per scrivere un blog. Fin dalle prime linee ho provato una grande empatia, vivo in Francia, dove studio Lingua Letteratura inglese, detta così scrivere in inglese dovrebbe essere molto facile per me, invece non riesco a giocare con questa lingua come faccio con l’italiano (direi piuttosto normale visto che non é la mia lingua madre), solo che a me piace davvero scrivere, scrivere bene, con un linguaggio forbito e ben strutturato. L’inglese non riesce a darmi questa possibilità. Ora ho deciso di tenere due blog, uno in italiano e un’altro identico in inglese, dove però la scarsità dei contenuti é ben visibile e questo mi scoraggia un pochino. Mi fa piacere di non essere la sola.
Grazie Chiara, ho iniziato da poco a scrivere un blog in inglese e davvero mi sono sentito un pesce fuor d’acqua, ho vissuto un anno e mezzo in Inghilterra quindici anni fa, capisco benissimo, il parlare se lo pratico mi ritorna bene anche se con bruttissimo ITALIAN ACCENT ;-), ma scrivere… scrivere in inglese davvero non pensavo fosse così impegnativo, la bozza in italiano ci vuole poco e poi, traduttori automatici, correggi i traduttori, dagli una forma, qualche immagine…guardi l’orologio e ti accorgi che è passato una gran quantità di tempo, e allora cominci ad avere dubbi…ma…sto facendo la cosa giusta?….sai che risate i madrelingua quando leggeranno i tuoi post?…..il pensicchio dentro di te comincia a farsi sentire e a cercare di boicottare la tua vena creativa….uff…ma come hai scritto anche tu se vuoi un po’ più di possibilità sul mercato rete internet l’inglese è un “must”, l’italiano è troppo riduttivo, sopratutto nel merito in cui sono.
ma poi penso che fa parte della mia storia e quando mi guarderò indietro magari sarò d’ispirazione per qualcun altro come lo sei stata tu adesso
grazie mille Chiara avevo proprio bisogno di leggere questo post….grazie ancora…Dimitri
Ciao Dimitri, grazie per il tuo commento. È bello sapere che noi tutti alla fine ci sentiamo allo stesso modo, abbiamo gli stessi dubbi e gli stessi problemi. Sto scrivendo in questo periodo un libro in inglese e questo problema si sente in maniera ancora più forte. Io ho smesso di pensare in italiano e poi tradurre nella mia testa, perchè come hai detto tu si perde un sacco di tempo e non si esprime mai quello che vogliamo davvero. Faccio lo sforzo di pensare in inglese, dicendo le cose come verrebbero dette in inglese. Almeno in questo modo sento che quello che viene scritto sulla carta (o meglio, sul computer) viene veramente da me ed esprime davvero quello che volevo dire, anche se un inglese forse lo avrebbe detto diversamente…
In bocca al lupo per tutto
Chiara